Appunti

Il bisogno di fissare un ricordo nel timore che si offuschi e si perda, è l’origine. Una restituzione non didascalica del reale ma tele che rappresentano ciò che è la memoria sedimentata dell’infanzia.

Il processo evolve, le stanze non sono più quelle della memoria, il panorama si dilata per allargarsi ad altri spazi sempre emotivamente importanti. Gli elementi che li compongono sono sempre meno presenti. Allo stesso modo la tavolozza si semplifica per dar spazio al vero significante di questo percorso, il dialogo tra la luce e l’ombra.

Il pathos dell’emotività ora non è più importante, il percorso si dipana come un diario di bordo. Il racconto di un luogo trascende per lasciare spazio solo alle linee e ai volumi. Per catturare questa nuova emozione la forma ha sempre più bisogno di rigore, un nuovo linguaggio fatto di geometrie, dove non c’è più spazio per le linee diagonali, il risultato è lampante, riuscire a forgiare la luce che non sarà più libera ma diventa strumento nelle mani dell’artista, per chiudere il cerchio della composizione.